Un saluto anche a Tony che se legge il mio articolo e non vede una sua foto si arrabbia 🙂
IL BLOG DELL’ANGELO
IL MIO PRIMO VIAGGIO IN VIETNAM
08 novembre 2018
Viaggiare ti rende profondamente diverso?
A me si…. e se stai leggendo questo testo, sono sicuro che anche per te sia così.
Sarà la somma delle emozioni che comporta lasciare la propria comfort zone, sarà scoprire nuove realtà, sarà che viaggiare ti rende estremamente ricettivo e vivo con la mente ed il cuore…. sarà che questo viaggio a me ha salvato la vita.
L’avventura in Vietnam inizia con la fine del mio matrimonio, in un periodo dove la rinascita era un’esigenza…
Un giorno Sandro, collega e amico, si presentò con la proposta, potevamo far parte di una delegazione di tecnici per valutare la fattibilità di una diga nel cuore della foresta in Vietnam.
Io accettai subito senza pensarci preso dall’eccitazione per l’avventura.
In due giorni confermai il biglietto aereo per il volo che ci sarebbe stato solo due mesi dopo.
Ricordo che il giorno della partenza ero così agitato che uscendo ribaltai accidentalmente il televisore che non avrei più ricomprato.
Le ore di volo passarono in fretta, dopo tutto stavo andando in Vietnam!!!
Atterrati ad Hanoi la giornata si presentò piovosa umida e fredda.
Il freddo pungente subito mi svegliò da quello spirito vacanziero che mi aveva pervaso fin da subito.
Mi aspettavo una sorta di Thailandia che avevo visitato un anno prima, caldo, sole, mare…
Tutt’altro….
Non avevo neanche lontanamente immaginato che invece avrei vissuto delle esperienze, visto paesaggi, conosciuto persone e stili di vita come non mi era mai capitato prima.
Appena sceso dal taxi, con una tranquillita’ inconsueta, rimasi ad osservare quella città vecchia caotica e “marrone”…si! era proprio di quel colore in tutte le sue sfaccettature.
La prima cosa che ho dovuto imparare, è stato attraversare la strada senza farmi investire! Ad Hanoi sono in circolazione una quantità impressionante di motorini strombazzanti, biciclette, automobili e le strade sembrano dei torrenti in piena.
L’ambasciatore italiano che ci accompagnava, vedendomi in difficoltà, mi spiego’ che per attraversare la strada, l’unico modo era guardare dalla parte opposta dello scorrere del traffico e procedere con andatura regolare.
Attraversare “fidandosi” degli altri… una cosa impensabile da noi!
Per farlo ho dovuto vincere le mie paure, ma ero fiero di me e di essermi fidato del consiglio:)
La mattina seguente ci vennero a prendere alle cinque per portarci, con più di tre ore di viaggio in macchina, quasi ai confini con la Mongolia, nella zona dov’ era prevista la realizzazione della diga.
Ci consigliarono di non utilizzare macchine fotografiche dall’obiettivo lungo.
Il motivo era che eravamo i primi occidentali a ritornare in quella zona dopo gli americani che negli anni settanta fecero una carneficina in quei territori.
Gli obiettivi delle nostre macchine fotografiche potevano essere confusi con dei fucili e ci avrebbero potuto sparare contro.
E così molto tranquillamente partimmo per il nostro giro di perlustrazione…….
Dopo due ore di fuoristrada ci ritrovammo completamente immersi in una foresta.
Una moltitudine di sfumature verdi e suoni ci accompagnava costantemente ed in me cresceva una tensione nervosa che trattenevo a stento.
Arrivammo a destinazione, in una zona dalla quale si poteva vedere tutta la vallata.
All’improvviso fummo circondati da una decina di bambini che portavano con loro dei bastoni, agitandoli.
Dopo i primi istanti capimmo che i bambini avevano portato quei bastoni per aiutarci durante il cammino.
Non c’era nulla, solo un piccolo villaggio immerso nella giungla. Senza acqua potabile ne’ corrente.
La curiosita’ che quei bambini dimostrarono verso di noi, non mi abbandonera’ per tutta la vita.
Il loro approccio nei nostri confronti fu completamente diverso da quello che nella mia memoria ho di situazioni simili vissute nel paese da cui provengo.
Eravamo bianchi!!!! con dei peli sul viso!!! vestiti strani !!! e facevamo dei versi incomprensibili!!!! ma ricevemmo solo sorrisi e voglia di interagire.
All’arrivo dei funzionari governativi vietnamiti lo stuolo di bambini che ci aveva circondato si dileguò.
In un clima molto formale si svolse il nostro meeting lavorativo e finalmente andammo a mangiare.
In un fabbricato di vecchie assi, che vedete qui sotto, mangiammo delle pietanze meravigliose cucinate dentro foglie di banano
Ci fecero sedere in un tavolo non molto alto con delle sedioline di plastica blu tutt’intorno.
Nessuno di loro si sedette con noi. Nello stesso stanzone sei donne stavano finendo di preparare il pasto con una frenesia, che all’ apparenza ci sembro’ caotica, ma si rivelo’ molto proficua.
Ad un certo punto la più giovane delle sei donne ci servi’ del the’.
Lo fece in un silenzio assoluto, ma con un sorriso talmente aperto e sincero da risultare assordante nella mia mente. Mi immaginai fosse dettato da diverse emozioni che la giovane stesse provando, a metà fra il timore di commettere errori ed un approccio tipo “cercomarito”… fummo tutti molto colpiti da tanta purezza.
Probabilmente era stata scelta perchè era la più bella del villaggio.
Mangiammo in ciotole stile coloniale inglese il tradizionale piatto Pho, zuppa a base di brodo di manzo con spaghetti di riso e striscioline di carne con germogli di soia, menta e lime.
Buonissimo!!!!!
Costantemente osservati dagli abitanti del posto, iniziammo a sentirci delle star, ad ogni nostro gesto che ai loro occhi risultava inconsueto, si alzava un coro di risate.
Dopo il Pho ero sazio ed appagato, ma quando ci portarono degli altri involtini non potei rifiutare di assaggiarli, erano semplicemente spettacolari!
Un piattino bianco con il bordo dorata ospitava, su una foglia di lattuga, dei cilindretti fritti ripieni di carne e funghi.
Una sorprendente insalata di papaya verde… Devo confessare che prima di allora non ero un amante delle verdure, ma trovare un tale appagamento mi diede veramente una soddisfazione innaspettata. Un’ insalata ha cambiato le mie abitudini a tavola di una vita…
E poi dei piatti magnifici, con il riso servito in tavola per accompagnare le pietanze, come da noi si usa mettere il pane.
A fine pasto una valanga di frutta esotica. Mi sentivo un esploratore di fine ottocento.
Assaggiavo tutto annotando mentalmente i gusti, cercando di avvicinarli a qualcosa che me li ricordasse, un esperienza unica.
A fine pasto il caffè ovviamente, ma qui sapeva di cacao.
Vi invito a provarlo nel mio ristorante!!! Infatti mi ha colpito a tal punto che ho importato tazze originali e la miscela di 100% arabica robusta direttamente dal Vietnam, per riuscire a farvi assaporare l’ essenza della mia esperienza con la variante del caffe’ “alla cassarola” fusion.
I quindici giorni trascorsi in Vietnam e le emozioni vissute in questa mia grande avventura mi hanno colpito a tal punto che ancora oggi, a distanza di anni, fanno parte della mia quotidianità e del mio percorso.
Ogni volta che si parla del Vietnam il mio cuore sorride.
Non potevo che dedicare una delle mie serate a tema in giro per il mondo a questa terra dai sapori freschi e autentici!
Seguitemi nella sezione eventi dove troverete il menu’ della nostra Cena Vietnamita “Vietnam Mon Amour” il 23 novembre alle 20.30
Vi ricordo la prenotazione ai tavoli obbligatoria
buon proseguimento!
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