Come per un romanzo o un racconto, il cui titolo viene dato alla fine, anche nel Ristorante L’Angelo accade la stessa cosa, ed è sempre una scelta condivisa. Chef Rao, nel segreto della sua cucina, idea e prepara le sue ricette fusion, provando accostamenti e lasciandosi piacevolmente suggestionare da tecniche, segreti e culture alimentari apprese lontane da qui, attraverso viaggi, incontri, persone.
Il risultato corre veloce tra i corridoi del ristorante, per poi arrivare nel piatto di Carola; lei guarda, annusa, assaggia, si prende i suoi tempi, pone delle domande allo Chef, si confronta e poi arriva, all’improvviso, la folgorazione: il nome, il titolo di un nuovo racconto, il battesimo di un nuovo piatto.
A volte sono giochi di parole (come “Dacci un taglio”, il sashimi di ricciola e tonno rosso), a volte sono suggestioni (come il già citato “Casanova” o come ”A-noi”, il pollo laccato alla vietnamita), altre volte, invece, sono vere e proprie piccole storie, come nello “Scoglio da superare” (se non conosci la storia, leggila qui), o nella “Bahia che zuppa”, la zuppa di crostacei e pesce bianco alla brasiliana con astice, pomodoro, accompagnata da yuca fritta e pan brioche alla curcuma con burro alle nocciole.